Unione Sarda - 5 Novembre 2002
Cinquantacinque anni, famiglia originaria di Buddusò ma
trapiantata oltre Tirreno, laurea in architettura e master in urbanistica a
Harvard, Usa, Enzo Satta è stato l’architetto di Karim Aga Khan per 25 anni.
In Costa Smeralda ha lavorato fin dal ’73. E da allora ha cominciato a
interessarsi del Master Plan. Il primo. Anzi, a sentir lui, l’unico e solo.
Quello di cui si parla in questi giorni, spiega, non è un Master Plan II:
"Esiste solo una bozza di proposta, piuttosto dettagliata ma tutta da
discutere, elaborata sulla base di puntuali studi tecnici realizzati da vari
professionisti".
Ma quella proposta è uscita dall’ufficio planning della Costa Smeralda,
che è diretto da lei. Possiamo attribuirne a lei la paternità?
"Nessuna paternità. Quella proposta è della Starwood. Io sono
soltanto un consulente della Starwood e mi interesso da sempre di questioni
relative alla Costa Smeralda".
Quali soluzioni costruttive impone, la conformazione dei terreni della Costa?
"Per esempio la necessità di non eccedere con le volumetrie alberghiere.
Un edificio da 2-300 camere significa decine di migliaia di metri cubi:
disseminare di alberghi la Costa Smeralda non è raccomandabile dal punto di
vista paesaggistico e ambientale. Personalmente ritengo migliore optare per un
calibrato mix di alberghi, attività commerciali e ville".
Quindi non dobbiamo aspettarci grandi rivoluzioni, rispetto al modello
importato dall’Aga Khan?
"Nessuno vuole portare Miami in Sardegna: niente muraglie di alberghi
da trenta piani, niente ville hollywoodiane. Da quarant’anni c’è un modello
che ormai fa parte della cultura della Gallura, della Sardegna e direi anche del
Mediterraneo. E gli architetti hanno da sbizzarrirsi, utilizzando i materiali e
le tecniche costruttive della tradizione sarda".
La nuova proposta non prevede edifici a meno di 300 metri dal mare. Cade
così uno dei dati più criticati del primo Master Plan…
"... che però, sulla fascia costiera a sviluppo rado, prevedeva solo
il 5 per cento delle volumetrie. I problemi incontrati dal Master Plan erano
altri: tutto dipende dalla volontà politica".
E in questo momento c’è?
"Spero che ci sia almeno la volontà di essere obiettivi sulle
proposte. Altrove le cose spesso vanno avanti, in Gallura si bloccano".
Questo Master Plan ha più chance di essere approvato?
"Questo non è un Master Plan. E non c’è nessun legame con il
vecchio progetto: è una proposta avanzata da un soggetto diverso e impostata in
modo diverso. Entrambi insistono sugli stessi territori, rispettano l’ambiente
e mirano a uno sviluppo turistico duraturo e di qualità. Per il resto sono
molto diversi".
In cosa, per esempio?
"Questa proposta privilegia l’industria alberghiera piuttosto che l’edilizia
residenziale. Sono scelte del proprietario. L’Aga Khan ha una sua filosofia di
sviluppo, la Starwood ne ha un’altra".
Ora la proposta verrà discussa dai Comuni di Olbia e Arzachena e dalla
Regione. Che succederà, se si dovesse arrivare a un progetto definitivo?
"Verrebbe applicata la legge 45 dell’89. E siccome il piano
territoriale paesistico della Gallura classifica l’area della Costa Smeralda
come "2d con asterisco", vale l’articolo 28 bis di quella legge.
Cioè l’accordo di programma speciale. Per l’approvazione è necessaria una
legge specifica del consiglio regionale. Niente deroga, badiamo bene: una legge.
Però…".
Però?
"Se il Tar dovesse annullare anche i restanti sette Piani territoriali
paesistici prima della presentazione del progetto definitivo, varrebbe l’articolo
28: l’approvazione spetterebbe ai due Comuni e alla Regione senza necessità
di una legge apposita. Lo stesso accadrebbe se la Regione decidesse di superare
l’attuale situazione anomala che vede l’Isola divisa a metà: una parte
regolata dai Ptp, una priva di Ptp".
E sono prospettive concrete? Se ne parla?
"Si parla, e da tempo, della situazione anomala della Sardegna. Il Tar
potrebbe decidere in tal senso. E se non lo fa, non è detto che non intervenga
la Regione".
Marco Noce